INSUFFICIENZA VENOSA: QUAL E’ IL MOMENTO GIUSTO PER INIZIARE A PRENDERSI CURA DELLE PROPRIE GAMBE

da | Feb 17, 2021 | Articoli | 0 commenti

L’Insufficienza venosa è una condizione patologica dovuta ad un difficoltoso ritorno del sangue venoso dalla periferia del nostro corpo al cuore. La diminuita capacità delle vene di far tornare il sangue al cuore può essere causata da una perdita di elasticità dei vasi o dal cattivo funzionamento delle valvole posizionate al loro interno, indispensabili per contrastare la forza di gravità che si oppone alla risalita del sangue dal basso verso l’alto. Il ristagno del sangue a livello delle estremità corporee provoca frequentemente una sensazione di tensione, di pesantezza e di gonfiore agli arti inferiori, prurito, crampi e una sensazione di dolenzia diffusa a carico delle gambe [1]. La patologia si presenta sotto diverse forme che vanno dai piccoli problemi estetici come, ad esempio, la comparsa di capillari in evidenza (Teleangectasie), a problematiche più importanti, come ad esempio le Vene varicose, dilatazioni patologiche delle vene degli arti inferiori che, a causa dell’insufficienza valvolare, hanno perso la loro naturale elasticità [2]. Se non trattata adeguatamente l’insufficienza venosa può diventare cronica e causare la comparsa di problemi più seri e invalidanti come Flebiti, Ulcerazioni cutanee e addirittura Trombosi [3]. In genere, le donne sono molto più colpite rispetto agli uomini e l’incidenza del disturbo aumenta proporzionalmente all’età.  Oltre al sesso femminile e all’età, sono considerati fattori di rischio per l’insufficienza venosa il sovrappeso, la gravidanza, la familiarità, lo stile di vita sedentario, l’uso di contraccettivi ormonali e lo svolgimento di una professione che costringe per molte ore alla staticità (in piedi e/o seduti) [4]. Anche le condizioni atmosferiche esterne rientrano tra i fattori che possono contribuire ad accentuare i sintomi dell’insufficienza venosa; durante i mesi primaverili ed estivi, quando le temperature iniziano ad aumentare, le vene varicose tendono a dilatarsi, permettendo al sangue di accumularsi e ristagnare all’interno della varice venosa. Di conseguenza, le vene si gonfiano ed il disagio a carico delle gambe tende ad aumentare [5].  Quando invece le temperature scendono, le vene si irrigidiscono, consentendo un migliore flusso sanguigno, con un miglioramento generale della sintomatologia [6]. Tuttavia, durante i mesi invernali si manifestano altri fattori che possono influenzare negativamente la circolazione sanguigna, tra cui:

  1. Pressione atmosferica inferiore: durante la stagione invernale la pressione atmosferica si abbassa rallentando il nostro sistema circolatorio. Di conseguenza, il cuore fa maggior fatica a pompare il sangue al resto del corpo. Quando ciò accade, il sangue si accumula, promuovendo il ristagno sanguigno all’interno delle vene;
  2. Maggiore sedentarietà: le basse temperature scoraggiando l’attività fisica, essenziale per supportare il corretto flusso sanguigno. L’inattività prolungata può tuttavia aumentare il rischio di sviluppare vene varicose o peggiorarne i sintomi;
  3. Dieta ricca di cibi pesanti: le basse temperature ci fanno prediligere cibi caldi e ricchi di grassi e calorie, pensando che questi pasti possano proteggerci dal freddo. Nulla di più sbagliato, anzi il rischio è quello di affaticare il sistema cardiocircolatorio e di prendere peso, aumentando lo stress sulle vene già sovraccariche;
  4. Shock termici: in inverno la tendenza è quella ad iper-riscaldarsi e questo può provocare shock termici che possono traumatizzare le vene.

Infine, non va tralasciato il fattore tempo: il trattamento delle vene varicose può richiedere molti mesi affinché possano rendersi evidenti risultati soddisfacenti e questo sia che si opti per la terapia farmacologica che per il trattamento chirurgico. L’autunno/inverno è quindi considerato il momento migliore per trattare le vene varicose, in quanto si darà alle terapie messe in atto tutto il tempo necessario per agire e produrre risultati evidenti. Qualora si sospettino quadri di insufficienza venosa, è buona norma sottoporsi ad un Ecodoppler venoso degli arti inferiori; si tratta di un esame non invasivo, che abbina l’ecografia per valutare lo stato di salute dei vasi venosi e il doppler, per valutare il flusso del sangue all’interno dei vasi, calcolare il grado di reflusso (l’inversione direzionale del flusso ematico) e dunque la gravità dell’insufficienza venosa [7]. Pe quanto riguarda i trattamenti non chirurgici, le calze elastiche e i flebotonici, rappresentano il cardine della terapia dell’insufficienza venosa essenziale. I Flebotonici sono sostanze di origine naturale in grado di migliorare la tonicità della parete venosa, favorendo il ritorno del sangue al cuore [8,9]. Generalmente vengono assunti a cicli, in particolare prima di periodi caldi, prima di un lungo viaggio o prima di andare in un paese ove il caldo e l’umidità la fanno da padroni. I flebotonici si sono rivelati molto attivi nelle manifestazioni e nelle complicanze legate all’insufficienza venosa cronica, come la sensazione di pesantezza e gonfiore agli arti inferiori, le vene varicose, le flebiti, le ulcere vascolari e la patologia emorroidaria [8]. Tra i flebotonici che vantano la più ricca letteratura internazionale a sostegno del trattamento dell’insufficienza venosa ci sono senza dubbio i Bioflavonoidi (Diosima, Esperidina, Troxerutina, ecc..) [10-12]. L’azione dei flavonoidi nell’insufficienza venosa è riconducibile ad una combinazione degli effetti sulla resistenza e sulla permeabilità vasale: l’aumento del tono dei vasi provoca una contrazione delle vene, quindi una diminuzione della congestione sanguigna; d’altro canto, la diminuzione della permeabilità e l’aumento della resistenza capillare hanno come conseguenza un ridotto passaggio di liquidi dai vasi sanguigni ai tessuti extravascolari, donde l’azione antiedemigena [10-12]. Grazie alla sua alta concentrazione in Polifenoli e Antocianidine, il Mirtillo nero rappresenta un ottimo rimedio per migliorare il trofismo del microcircolo. Le Antocianidine presenti nel mirtillo nero, in virtù del loro elevato potere antiossidante, proteggono difatti le pareti dei capillari dai danni indotti dai radicali liberi e preservano il collagene e il tessuto elastico dalla degradazione, rinforzando le pareti vasali e migliorando la funzione contrattile, la robustezza e l’elasticità di capillari e vene [9,13,14]. Quando poi l’insufficienza venosa si associa a problemi ritenzione idrica e cellulite molto consigliate sono le integrazioni di Escina e Centella asiatica che, migliorando la permeabilità delle pareti vasali e l’efficienza del drenaggio linfatico, prevengono lo stravaso dei liquidi nei tessuti circostanti, riducendo così la stasi venosa con tutti i disturbi che da essa conseguono (edema, ritenzione idrica, cellulite,ecc..) [15-18]. La Centella inoltre è in grado di stimolare la sintesi di collagene, migliorando il tono e l’elasticità dei vasi sanguigni e stimolando la tonicità della cute e la riepitelizzazione in caso di ferite o ulcerazioni cutanee (Azione eudermica) [19].

Le misure necessarie a prevenire e/o contrastare l’insufficienza venosa devono dunque essere messe in atto e seguite scrupolosamente durante tutto l’anno, di modo che il caldo estivo non vada a gravare su una salute vascolare già fortemente compromessa. Seguire una dieta varia ed equilibrata, praticare una regolare attività fisica, insieme con l’adozione di alcune semplici buone abitudini (controlli periodici di routine, calze elastiche e flebotonici), possono rivelarsi delle strategie vincenti per preservare la salute delle tue gambe.

I contenuti di questo articolo sono pubblicati solo a scopo informativo, pertanto non sostituiscono il parere del medico.

BIBLIOGRAFIA

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