MIGLIORAMENTO DEGLI INDICI CLINIMETRICI IN PAZIENTI CON ARTROSI DOPO IL TRATTAMENTO CON UN PRODOTTO A BASE DI N-ACETIL-D-GLUCOSAMINA, CONDOITIN SOLFATO, METILSULFONILMETANO (MSM), BOSWELLIA SERRATA, SILICE E VITAMINA C

by | Mar 4, 2024 | Articoli | 0 comments

L’osteoartrosi (OA) è una delle malattie croniche più diffuse e invalidanti che colpiscono gli adulti. La sua caratteristica più importante è la progressiva perdita di integrità della cartilagine articolare dovuta ad una maggiore azione catabolica del condrocita in combinazione con cambiamenti nelle ossa sottostanti e nei margini articolari [1] che provoca una compromissione del movimento articolare, un forte dolore e, in definitiva, la disabilità.

La sua elevata prevalenza e il suo impatto da moderato a grave sulla vita quotidiana pongono un significativo problema di salute pubblica [2].

Oggi, una cura per l’OA rimane sfuggente per cui, la sua gestione si concentra principalmente sull’attenuazione della sintomatologia associata. Le attuali raccomandazioni includono una combinazione di interventi non farmacologici come: la perdita di peso, programmi educativi, l’esercizio fisico e così via e farmacologici che precisamente riferiscono all’utilizzo di farmaci di natura differente come: paracetamolo, farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e così via [3]. Tra questi, i FANS attualmente risultano essere quelli maggiormente prescritti [4] nonostante i documentati gravi affetti avversi associati al loro uso nel lungo termine.

In questo contesto, diventano necessari trattamenti alternativi sicuri ed efficaci, ma soprattutto si rafforza l’importanza della prevenzione il che si traduce, sempre più spesso, nell’impiego di nutraceutici ad azione condroprotettrice ed antinfiammatoria la cui composizione è per lo più rappresentata da molecole come le SYSADOA (SYmptomatic Slow-Acting Drugs) ovvero: N-Acetil-D-Glucosamina e Condroitin solfato [5-9] in combinazione con Metilsulfonilmetano e Boswellia serrata [9-15].

Con le premesse appena esposte, è stato condotto uno studio osservazionale in aperto monocentrico al fine di valutare l’impatto su alcuni indici clinimetrici dell’utilizzo di un integratore alimentare a base di N-Acetil-D-Glucosamina, Condoitin solfato, Metilsulfonilmetano (MSM), Boswellia serrata tit. al 65% in acidi boswellici, Silice e Vitamina C.

L’aggiunta in formulazione di attivi come il Biossido di Silicio e la Vitamina C è stata valutata in relazione a comprovate evidenze scientifiche [16-18] che hanno condotto alla costituzione di relativi claims EFSA.

I 30 pazienti (23 donne e 7 uomini) reclutati affetti da una condizione artrosica generalizzata con un’età mediadi 63 anni, hanno ricevuto il nutraceutico per un arco temporale di tre mesi.

La posologia prevedeva l’assunzione di una bustina al giorno (30 minuti dopo colazione o pranzo) ognuna delle quali conteneva i seguenti dosaggi:

N-Acetil-D-Glucosamina500 mg
Condroitin solfato400 mg
Metilsulfonilmetano (MSM)2500 mg
Boswellia serrata e.s. tit. 65% in acidi boswellici
(di cui acidi boswellici)
300 mg
(195 mg)
Silice20 mg
Vitamina C80mg (100% VNR)

Il follow-up prevedeva una visita al basale corrispondente a T0 ed una seconda visita di controllo corrispondente a T1 a tre mesi dall’inizio del trattamento. Durante entrambe le visite, allo scopo di monitorare l’andamento della terapia, sono stati esaminati attraverso l’utilizzo di strumenti ben precisi, i seguenti endpoints:

  • La riduzione del dolore articolare;
  • La riduzione della rigidità articolare mattutina;
  • La riduzione dell’indice di disabilità

Il dolore articolare è stato valutato mediante l’utilizzo della scala VAS (Visual Analogue Scale) [19] ovvero, uno dei parametri maggiormente impiegati per stimare l’intensità e l’entità di sollievo dello stesso nei pazienti adulti. Il dolore è un sintomo soggettivo, cioè percepito in modo differente da ciascun soggetto e soprattutto difficile da descrivere oltre che allo stesso modo complesso da percepire nella sua reale entità da parte di chi ascolta.

La scala VAS, pertanto, si dimostra lo strumento di valutazione ottimale a tale scopo in quanto è di semplice utilizzo, riproducibile, e rapido.

Ai pazienti è stato chiesto di valutare l’intensità del dolore provato nelle ultime 24 ore classificandolo con un punteggio da 0 a 10 dove 0 indicava intensità nulla e 10 intensità massima.

La rigidità articolare mattutina invece, è stata valutata su 4 livelli differenti:

  1. Nessuna;
  2. Lieve;
  3. Moderata;
  4. Severa.

Anche in questo caso si è richiesta una valutazione soggettiva da parte del paziente catalogando la rigidità articolare percepita appena svegli in una delle sopraelencate categorie.

Infine, l’Health Assessment Questionnaire (HAQ) è stato lo strumento utilizzato per la valutazione dell’indice di disabilità [20].

Nello specifico, con HAQ si fa riferimento ad una misurazione della capacità funzionale, rapido e facile da calcolare utile nel valutare la risposta a breve termine al trattamento.

L’HAQ che regolarmente comprende 20 quesiti riguardanti attività della vita quotidiana, suddivisi in 8 categorie (lavarsi e vestirsi, alzarsi, camminare, igiene personale, mangiare, raggiungere ed afferrare oggetti, attività più complesse), è stato ridotto ad 8 quesiti ognuno rappresentativo di una singola categoria. Le risposte possibili per ogni quesito erano 4, in relazione al grado di difficoltà che comportava l’azione richiesta:

  • 0 = senza difficoltà
  • 1 = con qualche difficoltà
  • 2 = con molta difficoltà
  • 3 = non possibile

La somma dei punteggi (da 0 a 24) diviso 8, rappresentava il punteggio finale dell’HAQ.

Definiti i materiali e metodi utilizzati, possiamo passare all’analisi dei risultati.

Gli esiti sull’indice di dolorabilità ottenuti (Fig.1), hanno evidenziato che la media del punteggio della scala VAS è passato da 7,2 al basale (T0) a 4,9 al controllo (T1) assistendo così ad una riduzione percentuale del valore medio del 32%.

Anche la media del punteggio HAQ ha subito una variazione (Fig.2) tra Il basale (T0) ed il controllo (T1). Più precisamente, si è passati da un valore di 1,2 a T0 ad uno di 0,8 a T1 il che si traduce con una riduzione percentuale del valore medio pari al 37%

L’ultimo endpoint esaminato è stato quello della rigidità articolare mattutina (Fig.3). I 30 pazienti valutati al basale (T0) avevano una distribuzione per categoria pari a:

  • 2 con assenza di rigidità
  • 12 con rigidità lieve
  • 14 con rigidità moderata
  • 2 con rigidità severa

Al controllo (T1) si è assistito ad una ridistribuzione delle categorie così come segue:

  • 4 con assenza di rigidità
  • 20 con rigidità lieve
  • 6 con rigidità moderata
  • 0 con rigidità severa

l risultato ottenuto, indica una variazione percentuale vantaggiosa dei pazienti all’interno della stessa categoria tra il basale (T0) ed il controllo (T1) in quanto, a conclusione del periodo di trattamento, gran parte dei pazienti in studio presentavano una rigidità articolare mattutina assente o lieve.

La ridistribuzione positiva della popolazione esaminata nelle categorie di rigidità può essere facilmente compresa anche dai dati percentuali evidenziabili in Fig. 4.

È constatabile come i pazienti con una rigidità articolare mattutina riferita tra l’assente ed il lieve raggiunga un valore del 79% sul totale dei pazienti esaminati al controllo (T1) rispetto al 47% del basale (T0).

In conclusione, l’utilizzo trimestrale di un integratore a base di N-Acetil-D-Glucosamina, Condoitin solfato, Metilsulfonilmetano (MSM), Boswellia serrata tit. al 65% in acidi boswellici, Silice e Vitamina C ha avuto un impatto positivo sulla riduzione del dolore articolare, sulla riduzione della rigidità articolare mattutina e sulla riduzione dell’indice di disabilità dei pazienti esaminati.

I risultati del presente studio osservazionale sommati alle numerose e promettenti basi scientifiche pongono l’accento sulla possibilità che la supplementazione nutrizionale rappresenti un’importante alternativa terapeutica per la gestione dell’ostoartrosi (soprattutto in tema di prevenzione) od una valida terapia di associazione al classico trattamento farmacologico.

La necessità di approfondire ulteriormente l’argomento con studi clinici randomizzati e controllati è però fondamentale al fine di indagare con maggiore cura ed eventualmente confutare con dati ancor più concreti i potenziali benefici del trattamento combinato di questi principi attivi nella patologia osteoartrosica.

Dott. Marco Tasso  – Specialista in Ortopedia e Traumatologia

BIBLIOGRAFIA

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